Il Tre: “Faccio pop, ma non perché me lo chiede il mercato”
Il Tre torna con “Anima nera”, in uscita venerdì 7 novembre. Questo terzo lavoro in studio in 11 tracce, tra rap e pop, è il progetto più personale e riflessivo dell’artista romano, un viaggio in cui Guido Luigi Senia, parla di relazioni finite, ma anche di sogni, omaggia il futuro e la famiglia e si toglie anche delle vere pietre, non dei sasssolini, dalle scarpe. È un album dark, ma anche con tanta luce. Dal 28 novembre sarà in tour.
Partiamo dalla cover: sei davanti a una casa, che ha alcuni elementi che sembrano inquietanti.
La foto l’abbiamo scattata in Texas. Si tratta della casa di una signora che non conoscevamo, ma che poi ci ha invitato a entrare. Mi sono messo lì davanti, perché mi e ci ha ispirato. Inquietante? No, per me non lo è. A me suscita curiosità. Vedo quella foto e mi dico: che cosa ci sarà lì dentro? È un invito a entrare in un mondo che non si conosce, diverso da come magari ce lo si immagina.
La lavorazione quando è iniziata e come è arrivato il titolo?
Ho iniziato a lavorare al progetto appena terminato “Invisibili”, uscito nel 2023. Alcune tracce sono recenti, altre hanno quasi due anni. Sono tutte legate da un filo rosso che in qualche modo si ritrova nel titolo in cui convivono l’anima, cioè un elemento etereo, con il colore nero, ovvero una parte più oscura. L’idea era quella di trasmettere un legame tra qualche cosa di inafferrabile e qualche cos’altro di concreto. Non c’è una presa male, non c’è nulla di pessimista, al massimo c’è una reazione forte a quello che non va.
Nella traccia iniziale dici: “Non è Sanremo a dirmi cosa merito”. Sei rimasto scottato dalla partecipazione nel 2024?
Nel pezzo “Noveunouno” parlo di Sanremo, ma voglio specificare questo: il Festival è stato una delle esperienze più belle e intense del mio iter. Quello che dico nel brano è: quando mi sono trovato sotto quei riflettori in tanti hanno avuto la presunzione di giudicarmi, senza pensare al mio percorso, senza tenere conto della carriera che ho intrapreso dieci anni fa. Da qui la frase che hai citato.
Canti anche “Non seguo i numeri” e in “Paura di me” prosegui con “Io vengo dalle fogne non dalle feste di Milano”. Vuoi rivendicare una diversità?
L’ho sempre fatto, sono sempre stato così. Non ho mai fatto parte di un certo ambiente musicale al 100%. Si tratta anche di una scelta: non ho mai lasciato il posto in cui sono cresciuto, vivo ancora qui. Faccio canzoni pop, è vero, ma non perché me lo chiede il mercato, ma perché mi piace fare i ritornelli. E se andiamo a vedere non sono davvero pop, nel senso che sì sono del popolo, ma mai veramente popolare.
“Francesca” è dedicata alla tua ex?
Sì, al centro c’è una storia di 7-8 anni, una fetta importante della mia vita e di cui voglio avere un bel ricordo. Sono stati anni magnifici, voglio che quel rapporto si chiuda con un bel ricordo, con una bella canzone. Il pezzo nasce proprio per questo, come a dirsi “è finita, ma ora cerchiamo di essere felici”. È un salutarsi senza alcuna negatività. È un po’ come in “Anima nera” quando parlo della possibilità di “riscrivere un finale”.
“T’immagino” è una lettera a un figlio?
Non ho la certezza che un giorno avrò un figlio, ma ho comunque voluto dedicare una canzone a un bambino, che al momento non ho. Mi colpiva l’idea di raccontarmi attraverso un pezzo così, cercando di capire anche la possibile reazione di un piccolo. Il brano, poi, a un certo punto, svela un altro punto focale: è un plauso alla mia famiglia, ai miei genitori. A mio padre in passato avevo già dedicato una canzone. Questo è un pezzo per entrambi, per ribadire che non sarei dove sono senza di loro.
In “Felpa XL” spieghi che anche un gesto semplice può essere significativo?
Sì, il gesto è quello di porgere una felpa a una persona sconosciuta, ma evidentemente in difficoltà, su un muretto. Io caratterialmente non sono una persona, in realtà, così empatica, ma credo che se tutti ci sforzassimo di essere migliori, anche nelle piccole cose, questo mondo non sarebbe ridotto così.
Che cosa speri che arrivi con questo disco?
In passato ero più interessato a raggiungere un Disco di Platino o a fare grandi numeri. Ora non è più così. Mi interessa lasciare delle belle canzoni, far capire e vedere che sono cresciuto, sia umanamente che artisticamente. Sono tutti brani in cui credo, pezzi che non ho condiviso facendo feat perché sono molto personali e perché in fondo sono un artista più solitario di altri. Preferisco andare dritto per la mia strada.